Questa notte, intorno all’una, una telefonata anonima alla questura di Reggio Calabria, avvertiva della presenza di un bazooka nei pressi della zona di San Giorgio a circa 200 metri dalla sede della Procura Generale della città. Dopo un controllo da parte di una pattuglia, l’arma da guerra è stata rinvenuta posizionata sul marciapiede.
L’arma era scarica e inoffensiva. L’autore della telefonata, un uomo stando alle fonti delle Forze dell’Ordine, avrebbe lasciato il seguente messaggio: “c’è un bazooka ed è per Pignatone, possiamo colpire quando vogliamo”. La telefonata è stata effettuata da una cabina telefonica situata lungo la via Cardinale Portanova.
L’apparecchio telefonico è stato messo sotto sequestro dalle autorità per ulteriori accertamenti. Che il quadro della situazione fosse in forte fibrillazione in riva allo Stretto era fuori da ogni dubbio. Di fatto questa nuova intimidazione si incastra nell’escalation che da mesi vede la città come teatro di una situazione ignobile.
L’attentato alla Procura Generale, il ritrovamento di armi lungo il corteo Presidenziale, il sabotaggio dell’auto del Procuratore Pignatone e la bomba piazzata sotto casa propria non sono altro che le fasi di un piano occulto di cui i magistrati reggini sono vittime, rei secondo la malavita, di avere cercato di fare rispettare la legalità in questa città e non solo.
Per la cronaca questa mattina sono scattate diverse perquisizioni, circa 250 nelle residenze e nelle case delle famiglie mafiose storiche della città. L’operazione era programmata da tempo, ma i fatti di questa notte ne hanno accelerato la messa in opera.
Salvatore Borruto